Psicologisti - Come nasce un kit

Come nasce un kit

Vi siete mai chiesti come nasce il kit di un test?

Non so quanti fra gli utilizzatori di un test si sono mai domandati quanto lavoro ci sia dietro l’apparente semplicità di un po’ di oggetti delle più disparate forme o tipologie, raccolti in una valigetta. Sono più di trent’anni che, in collaborazione con i professionisti, perfeziono e costruisco kit per l’assessment psicologico.
Il lavoro apparentemente semplice spesso richiede ricerca, progettazione e soluzioni che devono conciliare le varie fasi di sviluppo e realizzazione.

La prima fase è l’esame dell’idea, o il prototipo che il professionista ha ideato. Questo passaggio speso viene “filtrato” attraverso lo stesso editore, che fa da tramite. In altre parole, è in questa prima fase, forse la più complessa, che i due mondi si incontrano, cioè il “teorico” (l’ideatore) e il “razionale” (l’editore). Chi progetta un kit di lo fa pensando esclusivamente alla funzionalità valutativa del test, senza rendersi conto delle implicazioni costruttive, cioè senza un’analisi dei costi e della fattibilità per una produzione di tipo “industriale”, con quantitativi che sono solitamente di centinaia di pezzi e non di migliaia. Ovviamente, l’editore oltre alla funzionalità deve tener conto della vendibilità e quindi del prezzo, in modo che il prodotto finale sia commerciabile in rapporto alla qualità degli oggetti, alla funzionalità del kit stesso e al prezzo finale che dev’essere contenuto. Qui entra in scena il costruttore (cioè il sottoscritto) il cui compito è di mediare tra l’idea primaria e la sua promozione. Il giusto compromesso non sempre è facile da raggiungere, perché a mia volta ho altri vincoli da rispettare, e cioè: le normative di sicurezza e il budget che mi viene dato.

La seconda fase è quindi la ricerca dei singoli oggetti indicati dall’ideatore, non sempre comunemente reperibili, o ben definiti, ma articoli compositi: la funzionalità di un kit, infatti, può essere data da un insieme di varie tipologie di oggetti, anche di materiali diversi, che vedono coinvolti più fornitori, ognuno con le proprie esigenze costruttive e produttive (ad es., nel kit APCM-2 vi sono “mattoncini” in legno e forme geometriche in plastica che devono essere costruiti ad hoc da un falegname gli uni, da un altro fornitore le altre, e oggetti – come il flaconcino di plastica – che vanno reperiti presso grossisti). Questa fase esige la ricerca di aziende produttrici, possibilmente italiane, che possano garantire che possano garantire quella flessibilità produttiva e continuità di approvigionamento che un importatore non può dare.

Psicologisti - Kit APCM-2
I materiali del kit dell’APCM-2

Dietro alla ricerca di produttori italiani c’è anche l’esigenza di garantire la qualità e il rispetto delle normative vigenti. Per esempio, il cubetto di legno colorato che un tempo ognuno, con un minimo di manualità e di attrezzatura, poteva farsi “in casa”, oggi deve avere dei requisiti ben diversi: il legno non deve scheggiarsi, per cui vengono utilizzati legni di pioppo, betulla, faggio o tiglio, meglio se se ne accerta la provenienza FSC (il Forest Stewardship Council è un’ONG internazionale senza scopo di lucro, che ha dato vita a un sistema di certificazione forestale riconosciuta a livello internazionale. La certificazione ha come scopo la corretta gestione forestale e la tracciabilità dei prodotti derivati); per quanto riguarda i colori, stesso discorso: colori atossici a base d’acqua e tutti con certificazione.

Superata, e non facilmente, la fase di ricerca dei prodotti, si inizia ad avere una stima dei costi e il kit comincia a prendere forma, con i prodotti più o meno definitivi, e si avviano i confronti diretti tra editore e ideatore per approfondire eventuali modifiche che si rendono necessarie per la produzione in serie.
Giunti a un punto d’incontro, si passa alla fase della confezione, cioè alla scelta del contenitore in cui collocare i vari oggetti del kit e, spesso, anche il manuale e i protocolli del test. Anche questa scelta non è casuale come si potrebbe pensare, ma è obiettivo comune di editore e costruttore confezionare il materiale in un contenitore il più raccolto possibile, che abbia una durabilità nel tempo (si evitano le scatole di cartone perché, aldilà di potersi presentare con una grafica colorata e accattivante non hanno lunga durata), che sia maneggiabile e trasportabile.

Ecco, adesso sapete come nasce un kit di un test.

Marco Zazzeroni

Marco Zazzeroni

Trovarobe e carpentiere (sta ristrutturando la casa in campagna da sé, impresa che lo impegna ogni minuto libero), è titolare di MA.CO. Srl, società di servizi per aziende farmaceutiche, oggettistica per congressi e articoli aziendale. È la persona che da oltre trent’anni ha reso possibile la realizzazione dei molti kit di test con oggetti creati in Italia. Per Hogrefe, oltre al kit APCM-2, ha realizzato o contribuito a realizzare i kit dei test TNA, BAFE, IDA, SNUP, MEA.

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