Coraline e la porta magica
Coraline Jones si trasferisce con i suoi genitori in una nuova casa, chiamata Pink Palace. Questo enorme cottage rosa, isolato in un paesaggio arido e desolato, è suddiviso in diversi appartamenti, abitati da personaggi decisamente eccentrici.
I genitori di Coraline lavorano a casa, ma sono troppo impegnati, non la ascoltano e quasi la ignorano. La bambina fa conoscenza con i vicini e l’unico bambino che incontra Wyborne (detto Wybe) le ragala una bambola che ha trovato in casa di sua nonna. È una bambola identica a Coraline, nell’aspetto e nell’abbigliamento, ha solo due bottoni neri al posto degli occhi. La bambina per ingannare il tempo esplora la casa, e trova una piccola porta chiusa nascosta dietro la carta da parati del soggiorno. Una volta trovata la chiave, Coraline apre la porta e trova un muro. Durante la notte però, attirata da alcuni topolini torna alla porta e scopre un passaggio.

Attraversando il tunnel, Coraline arriva in un posto che è del tutto simile a casa sua, ma in realtà è come se fosse una versione migliore del suo mondo. Trova dei genitori identici ai suoi ma più accorti, affettuosi e disponibili. L’Altramadre e l’Altropadre, come impara a chiamarli, sono identici ai suoi genitori, ma hanno bottoni al posto degli occhi, come tutti quelli che popolano il mondo oltre la porta.

Coraline si trova bene con l’Altramadre e l’Altropadre. Di solito va a trovarli di notte, si addormenta nella loro casa, e si sveglia la mattina con la sua vera madre e il suo vero padre. Dopo un contrasto con la mamma, Coraline va a cercare l’Altramadre anche di giorno. Gli Altrigenitori l’accolgono con gioia, e le offrono quelle cose che avrebbe voluto dai suoi genitori.
Una sera l’Altramadre offre a Coraline una scatola con due bottoni neri, ago e filo, e le dice che potrà restare per sempre con loro nel “migliore dei mondi possibili”, se sceglie di cucirsi i bottoni al posto degli occhi. La bambina si spaventa, va subito a letto, ma la mattina dopo si sveglia sempre a casa degli Altrigenitori. L’Altramadre allora si rivela per quello che è, abbandona progressivamente le fattezze della sua mamma e diventa più alta, più scheletrica, più minacciosa. Non vuole più lasciare andare Coraline e la rinchiude in uno specchio.

Qui Coraline incontra dei bambini fantasma, che hanno scelto di cucirsi i bottoni al posto degli occhi e, per questo non se ne sono più andati. Le spiegano che l’Altramadre è in realtà la Megera, una creatura cattiva che crea per te il mondo che tu vorresti, spiando i tuoi desideri attraverso gli occhi-bottoni della bambola che ti assomiglia. La Megera vuole essere amata e vuole qualcuno che non la abbandoni mai. Ti attira nel suo mondo offrendoti ciò che più vorresti, ma non è disposta a lasciarti mai andare via e fa in modo che sia tu a scegliere di restare, decidendo di cucirti i bottoni al posto degli occhi.
Il gatto nero, l’animale guida di Coraline che riesce a spostarsi tra i due mondi, la aiuta a vedere tutte le cose che non sono reali, la bambina riesce a scappare, a liberare i suoi genitori e i bambini fantasma, non senza combattere fino all’ultimo con la figura inquietante della Megera, che si rivela con nelle sue vere forme.

Coraline e la porta magica è un film di animazione, ma è fin troppo complesso e articolato per essere considerato un film per bambini. La figura della Megera, inquietante nella sua trasformazione, e le sue manipolazioni per avvicinare e trattenere Coraline, così ben costruite e estremamente reali, fanno ampiamente apprezzare i riferimenti psicologici di questo film.
All’inizio si vede una mano-artiglio che disfa una bambola e usa la stessa stoffa, la stella lana e la stessa imbottitura per creare la bambola uguale a Coraline. La Megera crea l’oggetto della sua ossessione, lo svuota e lo divora per poi farlo diventare un oggetto nuovo con l’unico obiettivo di non essere sola, di essere amata. Ha bisogno di qualcuno da consumare e di qualcuno di cui nutrirsi, che soddisfi il suo bisogno, indipendentemente dalle sue caratteristiche: una bambola diventa una nuova bambola.
Questa figura di madre tossica e invischiante prende forma e si rivela anche attraverso il cambiamento del suo aspetto. Dall’essere del tutto simile alla madre di Coraline diventa una strega-ragno fatta di metallo, un essere freddo e vuoto, motivato dal desiderio di possedere “qualcuno da amare”.
Coraline si fa sedurre dal “migliore dei mondi possibili” ma alla fine non si perde, e non perde di vista la realtà delle cose e la concretezza dei valori affettivi. Rifiuta i bottoni sugli occhi, perfetta metafora dell’impossibilità di vedere che cosa è reale e che cosa non lo è. Alla fine libera sé stessa e libera tutti dal quel contesto invischiante di relazioni sospese e desideri insoddisfatti.