Psicologisti - Item reverse

La grande bellezza degli item reverse

Chi odia gli item reverse alzi la mano!
Ok, mi immagino una schiera di mani alte, un po’ come in una scuola calcio se venisse chiesto ai bambini chi vuole fare una domanda all’ospite di turno: Cristiano Ronaldo.

Iniziamo facendo un esempio di item reverse così da capire per bene cosa si intende con questo inglesismo.

Gli item reverse sono quelle domande che hanno una formulazione opposta rispetto alle altre contenute nel test: nell’esempio, l’item 4 è il solo formulato al negativo, e per questo motivo è un item reverse.
Questi benedetti item richiedono un maggior carico cognitivo a chi risponde, ma anche a chi poi effettua lo scoring: infatti, il rispondente deve pensare ad un “non comportamento” e chi effettua lo scoring deve invertire il punteggio associato alla risposta data, ad esempio in una scala Likert a 5 punti da Mai = 1 a Sempre = 5, una risposta Mai deve essere conteggiata come 5 e non come 1, nel caso di item reverse. In altre parole, se avessi risposto Raramente all’item 4, il punteggio da attribuire alla mia risposta sarebbe lo stesso che si attribuisce alle risposte Spesso ai tre item precedenti.
Questa necessità di invertire i punteggi complica lo scoring, e nel caso in cui non si applicasse tale regola si avrebbero dei punteggi falsati, e non in grado di descrivere le caratteristiche personologiche del rispondente: infatti, non posso semplicemente sommare le risposte date al primo e al quarto item che, pur valutando la stessa dimensione, hanno una direzione tra loro opposta.
Inoltre, quei pochi come me che sono appassionati di analisi fattoriali sapranno benissimo come tali item peggiorino i risultati di queste (maledetti); per chi effettua analisi psicometriche sui test (scrivetemi, vi prego… condividiamo questa devianza psicologica!) ci sono dei salvagenti: le correlazioni item-totale corrette negative, o le stesse saturazioni negative ci indicano che probabilmente siamo davanti ad un item reverse codificato male, ovvero codificato allo stesso modo degli altri.

A questo punto, le mani alzate saranno la totalità o quasi. L’obiettivo con il quale ho pensato di scrivere questo piccolo contributo non è tanto quello di far abbassare un po’ di mani (magari), quanto quello di rendere maggiormente consapevoli i professionisti, e anche i rispondenti, del perché nei test vengono inseriti  questi item.

È vero che noi sviluppatori di test siamo un po’ strani: siamo psicologi che amano i numeri, ma non siamo sadici!

Il primo motivo, banalissimo, è quello di analizzare tutte e due le facce della stessa medaglia. Infatti, chiedere “Non mi importa dell’impatto emotivo che le mie decisioni lavorative hanno sui colleghi” è molto diverso dal chiedere “Mi importa dell’impatto emotivo che le mie decisioni lavorative hanno sui colleghi”: per avere una visione completa è bene non sottostimare tutto ciò.

Il motivo principale, però, risiede nell’acquiescenza: un comportamento di risposta tipico, soprattutto in situazioni valutative come la selezione del personale. In questi casi, è assai probabile che i candidati rispondano sempre e comunque positivamente (ad esempio, cliccando sempre su Sempre, scusate il gioco di parole) per, in qualche modo, non “contraddire” il valutatore.

L’inserimento di item reverse può fornirci delle ottime garanzie sotto un doppio punto di vista: da un lato, il dover invertire fa in modo di non assegnare un punteggio elevatissimo al candidato, dall’altro un’ispezione qualitativa delle risposte deve farci sorgere dei dubbi, da approfondire in sede di colloquio, legati al fatto che la persona risponde Sempre a qualsiasi tipologia di domanda, anche quando è negativa.

Un altro aspetto da considerare riguarda le scale di validità. Soprattutto nei test di personalità, tutti noi amiamo delle belle scale di validità. Tra queste, l’incoerenza è una delle migliori: in questo caso, si confrontano le risposte date a coppie di item dal contenuto quasi sovrapponibile al fine di capire se il rispondente ha mentito, o se quantomeno ha risposto in modo superficiale. Ad esempio, la risposta data al primo item “So far sentire bene i miei collegi quando lavorano” viene confrontata con la risposta data al quarto item “Non mi importa dell’impatto emotivo che le mie decisioni lavorative hanno sui colleghi”: se si osserva una risposta positiva al primo item (Spesso, Sempre) ci si aspetta una risposta negativa al quarto item (Mai, Raramente) in modo tale da riscontrare due risposte tra loro coerenti; in caso di risposte entrambe positive o negative, si ha un indicatore di incoerenza nelle risposte. Quando questi indicatori sono molti, è bene capire il motivo in sede di colloquio: scarsa attenzione? acquiescenza? superficialità? Per fare ciò, è bene avvalersi di item reverse, al fine di rendere meno esplicito quest’intento così da non presentare lo stesso item due volte. Inoltre, attraverso questi item, complichiamo un po’ il lavoro del rispondente così da poter meglio valutare l’attenzione che sta ponendo nel rispondere.

Ci sarebbero altri buoni motivi per giustificare la presenza di questi item in un test, come l’annosa lotta alla desiderabilità sociale, che vi risparmio per non vedere mani basse solo in virtù di difficoltà a restare svegli.

Quindi, non sono riuscito a farvi abbassare la mano?

Matteo Ciancaleoni

Matteo Ciancaleoni

Laureato in psicologia e dottore di ricerca in psicometria, lavora come ricercatore presso Hogrefe Editore dove si occupa, principalmente, di costruzione e adattamento di strumenti psicologici. Prova a coniugare la psicologia e i numeri come fossero lo Yin e lo Yang.

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2 thoughts on “La grande bellezza degli item reverse”

  1. Grazie mille Francesco!
    Se sentissi il “non discutibile” bisogno di trovare qualcuno con cui parlare di numeri, sappi che sono sempre troppo solo!

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