Coronavirus: gli psicologi scendono in campo
All’indomani del provvedimento ufficiale di sospensione delle attività didattiche nelle scuole di tutto il Paese, mi trovo a riflettere sulla necessità di dare spazio al fenomeno coronavirus (COVID-19) anche su Psicologisti.
Nelle ultime settimane si è parlato del virus ovunque: nei telegiornali, nei programmi televisivi dedicati allo sport, nei salotti dell’intrattenimento pomeridiano, su settimanali e quotidiani. Ne hanno parlato virologi esperti, opinionisti, medici, dirigenti sportivi e personaggi televisivi di recente e datato successo. Ne abbiamo parlato tutti al lavoro, al supermercato, a scuola e in famiglia. Ci siamo preoccupati di come comunicare la notizia e a chi, di come spiegare che cosa si può fare e che cosa è meglio evitare.
In tutto questo caos di notizie che si rincorrono e informazioni contrastati, ha fatto sentire la sua voce anche il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi.
Credo sia importante che i rappresentati di una categoria professionale che a volte sfiora l’invisibilità agli occhi del cittadino abbiano ritenuto opportuno dare delle indicazioni, mettere in luce in modo innegabile il risvolto psicologico di questa emergenza, che non può essere ignorato.
L’Esecutivo nazionale dell’Ordine si è attivato attraverso diverse iniziative, individuando tre finalità:
- fornire il supporto della professione alle Autorità;
- fornire indicazioni ai cittadini sulla gestione psicologica del problema;
- fornire indicazioni agli psicologi.
Il presidente del Consiglio Nazionale Ordine Psicologi David Lazzari si è messo in contatto con i referenti delle associazioni psicologiche nella Protezione Civile e con i coordinamenti degli Psicologi della Croce Rossa e CISOM, per mettere a disposizione la professionalità del Consiglio Nazionale rispetto a qualsiasi necessità legata al coronavirus.
In merito al supporto alla cittadinanza, è stata predisposta una guida che dovrebbe aiutare le persone nella gestione dell’attuale emergenza sanitaria e dei vissuti emotivi associati. Il documento stilato con la collaborazione del Prof. Paolo Legrenzi, docente emerito di psicologia all’università Ca’ Foscari di Venezia, contiene un decalogo anti-panico e un elenco di tre buone pratiche per affrontare il coronavirus. Il tutto scritto con un linguaggio chiaro e di facile comprensione, pensato per essere condiviso con i pazienti, ma anche per essere diffuso a chiunque possa essere interessato.
Il problema oggettivo del coronavirus diventa problema soggettivo rispetto ai vissuti psicologici e alle emozioni che questo suscita, e che a questo si legano. La percezione di rischio è influenzata da fattori estremamente soggettivi, che posso innescare un’escalation del fenomeno emotivo fino ad arrivare a veri e propri episodi di panico. L’ansia può compromettere la messa in atto di condotte razionali finalizzare alla protezione.
È importante dunque diffondere il messaggio che sentirsi a disagio è normale e chiedere aiuto professionale è una scelta funzionale nella direzione del proprio benessere psicologico, che non deve essere vissuta con timore e vergogna.
Il Consiglio Nazionale Ordine Psicologi ha raccomandato ai professionisti di rispettare le indicazioni sanitarie fornite dalle Autorità e di mettere i propri pazienti in condizione di accedere con serenità alle prestazioni offerte.
Molti degli Ordini regionali si sono adoperati per produrre materiali a supporto della professione dei propri iscritti.
Molto recentemente sono stati avviati servizi di supporto alla cittadinanza, attraverso piattaforme on line e colloqui telematici, in alcuni casi anche a titolo gratuito, per poter supportare chi sente di aver bisogno di discutere dei propri vissuti emotivi.
Se pensiamo alla popolazione anziana o alle persone che sono più a rischio perché già affette da altre patologie possiamo immaginare le ansie e le paure che in queste circostanze si possono scatenare. Non c’è nemmeno bisogno di citare tutti coloro che vivono in zone interessate dalla quarantena, che hanno vissuto una completa alterazione della propria vita quotidiana e si sono confrontati con una minaccia concreta alla salute.
Non possiamo tuttavia non menzionare gli operatori sanitari e sociosanitari che vivono quotidianamente la situazione di emergenza sanitaria e a cui chiediamo di essere i primi a rispettare le buone pratiche, a dare informazioni esaustive e a mantenere calma e controllo quando in giro sembra non essercene poi molto.
Si tratta di una situazione straordinaria che coinvolge tutti e attiva temi legati alla salute e alla sicurezza personale. A distanza di anni sarà facile ridimensionare alcune valutazioni e esaminare gli errori commessi nella gestione dell’emergenza, ma adesso tutta la popolazione è coinvolta e il fatto che gli psicologi siano pronti a fare la propria parte, a me sembra confrontante.